cura linfedema a bologna
Medicina

l linfedema si cura alle terme con un efficace programma riabilitativo

Cos’è il linfedema

Da non confondersi con il gonfiore che si osserva dopo un intervento chirurgico, destinato a scomparire gradualmente, il linfedema è una patologia che si manifesta con il gonfiore dovuto all’accumulo di linfa nei tessuti. Può interessare un braccio (dopo chirurgia e/o radioterapia per tumore della mammella con interessamento dell’ascella) o una gamba (ad esempio dopo chirurgia e/o radioterapia ai linfonodi inguinali per tumori ginecologici – utero, cervice, ovaio o vulva – o a causa di un melanoma) e talvolta anche altre parti del corpo se i linfonodi (regionali) sono stati asportati chirurgicamente o sottoposti alla radioterapia, oppure sono ostruiti dal tumore. Se infatti i linfonodi o i vasi linfatici sono compromessi o ostruiti, la linfa non può defluire; di conseguenza ristagna nei tessuti e causa il gonfiore.

Ogni anno sono migliaia le persone in Italia che devono affrontare il problema dell’insufficienza linfatica e il loro numero è in continuo aumento. In particolare, l’insufficienza linfatica secondaria (la forma più grave), colpisce spesso le donne, con pesanti ricadute sul piano psicologico.

Il linfedema – spiega la dott.ssa Pierdenisa Giardini, specialista di Medicina Interna e presidente dell’AIDMOV di Losanna, tra i massimi esperti europei in materia e consulente del Gruppo Monti Salute Più – si può definire come un accumulo anomalo di acqua e proteine nello spessore dell’interstizio, associato ad un quadro infiammatorio cronico e a fibrosi tessutale. E’ una patologia frequente e diffusa in tutto il pianeta, con eziologia differente nei diversi Paesi: nel mondo circa 90 milioni di persone sono affette da linfedema causato da parassitosi (filariasi), mentre circa 10 milioni presentano linfedema secondario, da chirurgia per carcinoma mammario e pelvico, chirurgia vascolare, infezioni ricorrenti e traumatismi. Se aggiungiamo a questi dati coloro che presentano un’insufficienza vascolare cronica i casi stimati salgono a 300 milioni. Possiamo quindi definire il linfedema come un’epidemia nascosta”. “Nel caso del linfedema primitivo, – prosegue la dott.ssa Giardini – per la maggior parte congenito o ereditario, la diagnosi viene posta spesso per esclusione, ritardando quindi la possibilità di terapia appropriata. Se invece si tratta di linfedema acquisito, prerogativa del paziente oncologico, spesso assistiamo le persone cosiddette lungo-sopravviventi, in cui la patologia di base è ben controllata o del tutto risolta, ma che presentano il linfedema come conseguenza del trattamento chirurgico e/o radioterapico. Esiste poi una vasta gamma di pazienti politraumatizzati, ad esempio in postumi di incidenti stradali, in cui il linfedema compare come conseguenza della distruzione traumatica dei vasi linfatici. Si presentano infine pazienti con patologia mista, venosa e linfatica (flebolinfedema) in cui si sommano le patologie dei due distretti interessati”.

 

È possibile prevenire il linfedema?

Fortunatamente, il linfedema può essere prevenuto con una corretta informazione e una tempestiva diagnosi. Essendo una patologia cronica, se lasciato a se stesso, senza alcun trattamento, è ad andamento ingravescente e può raggiungere in alcuni casi anche proporzioni imponenti, con grave disagio per il paziente. D’altro canto è anche vero che il linfedema dopo trattamento chirurgico si presenta in circa il 40% delle pazienti operate al seno con svuotamento ascellare e in circa l’80% dei pazienti operati con asportazione dei linfonodi intrapelvici e/o inguinali.

Fondamentale per la cura è la precocità del trattamento. Infatti, dopo circa un anno dalla comparsa del linfedema, nel tessuto intervengono processi infiammatori e si assiste alla progressiva formazione di tessuto adiposo e fibroso con riduzione notevole della possibilità di successo terapeutico. Il Sistema Sanitario Nazionale spesso non offre adeguate risposte alle crescenti esigenze in questo ambito. Occorre poi precisare che, trattandosi di una patologia che è spesso conseguenza di chirurgia oncologica mirata a salvare la vita al paziente, può accadere che le conseguenze descritte vengano talvolta trascurate vista l’importanza dell’intervento. Il problema però si acuisce negli anni limitando la libertà e l’autonomia delle persone.

Le principali misure preventive – continua la dott.ssa Giardini – possono essere la valutazione del rischio clinico basato sulla storia oncologica del paziente; la misurazione dell’arto prima e dopo l’intervento chirurgico; l’utilizzo della RMN (Risonanza magnetica nucleare) linfatica per lo studio del capitale linfatico residuo. E ancora l’attività fisica adatta ad incrementare il deflusso linfatico; la sorveglianza del peso corporeo e l’utilizzo del tutore elasto-compressivo in caso di lavoro intenso”.

 

Come si cura il linfedema

“Il drenaggio linfatico manuale – afferma la dott.ssa Giardini – favorisce il riassorbimento dei liquidi interstiziali e li incanala verso la stazione linfonodale che li potrà accogliere, mentre il bendaggio compressivo impedisce che la linfa mobilizzata possa riaccumularsi. Dove possibile, l’idrokinesiterapia, la balneoterapia e il fitness termale con acqua non troppo calda sono di molto aiuto, infatti, il paziente svolge esercizio terapeutico in acqua con l’obiettivo di eseguire una sorta di automassaggio e migliorare la mobilità dell’arto. E’ possibile ora anche in Italia il trattamento chirurgico con autotrapianto linfonodale, che ricrea il presupposto anatomico alla risoluzione del linfedema ed è indicata sia nel linfedema secondario che nel linfedema primitivo. Ad occuparsi dell’eventuale trattamento chirurgico della patologia di linfedema, sono i dottori Massimo Soresina e Andrea Menozzi, specializzati in questo campo e tra i primi chirurghi al mondo per numero di interventi riusciti in tale specifico ambito”.

 

I sintomi del linfedema

Il linfedema spesso si sviluppa lentamente, in media in 18 mesi dall’intervento chirurgico e/o dalla radioterapia. E’ importante rivolgersi subito al proprio medico alla comparsa di uno dei seguenti sintomi: una sensazione inspiegabile di pesantezza, fatica o ispessimento del vostro “arto a rischio”; qualsiasi sensazione insolita in un arto che non sia presente nell’arto controlaterale; la presenza anche di un piccolo aumento di volume dell’arto, sia esso costante o anche momentaneo. E ancora gioielli o abiti che diventano improvvisamente stretti sul vostro arto a rischio, senza variazioni del peso abituale. La presenza di arrossamento, dolore, calore in un arto associati a febbre e a sintomi simil-influenzali devono essere immediatamente valutati dal proprio medico di fiducia.

 

La proposta del Gruppo Monti Salute Più

Il Gruppo Monti Salute Più propone un programma riabilitativo, destinato ai pazienti affetti da linfedema primario o secondario o da esiti di autotrapianto linfonodale, assolutamente innovativo: all’attività di linfodrenaggio manuale originale e bendaggio compressivo multistrato, mirata alla riduzione del volume del linfedema, si aggiungono infatti i programmi nutrizionali e fitness (sia in palestra che in acqua termale) completamente personalizzati. Un tale approccio sistemico e multidisciplinare, sotto controllo medico, è possibile solo grazie alla residenzialità del trattamento e alla completezza delle competenze mediche rese disponibili dal Gruppo Monti Salute Più.

Cura e trattamento del linfedema a Ferrara

Con la consulenza della dott.ssa Pierdenisa Giardini, specialista di Medicina Interna, presidente dell’AIDMOV di Losanna e consulente Gruppo Monti Salute Più

di Federica Pagliarone