Medicina

Mapping cartilagineo con Risonanza Magnetica: un esame prezioso per curare in modo mirato lesioni e patologie degenerative

Di Federica Pagliarone, giornalista scientifica

Formata da fibre di collagene, condrociti, acido ialuronico, glicoproteine e proteoglicani, la cartilagine è un tessuto di colore bianco, elastico e resistente, che ha la funzione di supportare strutture ossee ed organi. È considerato un tessuto connettivo e riveste le estremità delle superfici ossee, riducendo l’usura delle stesse. La sua funzione principale, infatti, è quella di distribuire e supportare i carichi che possono essere trasmessi tra le superfici, resistere alla compressione e alla trazione, prevenendo l’attrito tra le ossa. Inoltre, modella e supporta altre parti del corpo come naso, orecchie, trachea e bronchi. Nonostante però sia un tessuto veramente resistente, essendo sottoposta a milioni di cicli di carico nell’arco della vita, sono numerosi gli eventi (patologie degenerative, infiammatorie, infettive, neoplastiche e traumatiche) che possono condurre ad una sua lesione con perdita di tessuto e compromissione della funzionalità articolare. Normalmente, le lesioni cartilaginee vengono classificate in due categorie: primarie o post-traumatiche che insorgono in seguito ad incidenti di natura meccanica (distorsioni, fratture, fratture da stress) o sono legate a fattori genetici; secondarie o degenerative che insorgono a causa di continue sollecitazioni o a problemi di natura metabolica o immunitaria (ad es. per deficit del sistema immunitario come avviene per l’artrite reumatoide). Ne ho parlato con il prof. Antonio Monti, direttore scientifico Gruppo Monti Salute Più e con il dott. Andrea Grossi, radiologo Gruppo Monti Salute Più, che consigliano vivamente il “mapping cartilagineo” come esame mirato per valutare correttamente lo stato di salute della cartilagine e individuare così le cure più adatte per le lesioni evidenziate.

 

Cos’è la cartilagine

“La cartilagine, – spiega il prof. Antonio Monti – se da un lato rappresenta la struttura più importante per la mobilità, dal punto di vista metabolico, è l’anello debole delle strutture che compongono l’articolazione, in quanto la sua vitalità dipende totalmente dalla membrana e dal liquido sinoviale. La sua lesione può colpire qualunque tipo di tessuto cartilagineo: ialino, elastico o fibroso. Si tratta infatti di infortuni che possono coinvolgere molte parti del corpo umano, dalle strutture anatomiche esterne come il naso o il padiglione auricolare delle orecchie, alle articolazioni, agli organi interni costituiti da tessuto cartilagineo. Di norma, la cartilagine è sprovvista di vasi sanguigni, quindi non vi circola sangue, il che significa che, se danneggiata, difficilmente guarisce da sola. La cartilagine più soggetta a lesione è, senza dubbio, quella presente nelle articolazioni, ossia la cosiddetta cartilagine articolare; a seguire, ci sono le lesioni della cartilagine appartenente agli organi respiratori di gola e torace (laringe e trachea) e quelle della cartilagine di naso e orecchie (padiglione auricolare)”. Indipendentemente da quale sia la sua natura, una lesione della cartilagine articolare segna l’inizio dell’artrosi, una patologia degenerativa che in Italia colpisce oltre 4 milioni di persone, soprattutto anziane e rappresenta la maggiore causa di dolore e disabilità. Le grandi articolazioni sono le sedi più colpite.

Prevenzione

Per prevenire queste lesioni è importante controllare alcuni fattori di rischio come il peso corporeo; inoltre, poiché la cartilagine, anche se scarsamente vascolarizzata, è un tessuto vivo che risponde agli stimoli esterni, se questi stimoli vengono meno, come accade in seguito all’immobilità prolungata (frattura), la produzione di proteoglicani rallenta. Ed è proprio da questa considerazione che si evince l‘importanza di una regolare attività fisica nella prevenzione dell’artrosi. Anche la corretta alimentazione ha un ruolo importante nella prevenzione delle lesioni cartilaginee; in particolare, si raccomanda di limitare i grassi saturi, assumere alimenti biologici e le giuste quantità di vitamine, minerali e fibre, prediligendo i cibi alcalini a quelli acidi per migliorare salute, longevità e benessere psicofisico.

Diagnosi

La diagnostica per immagini nello studio della patologia cartilaginea conferma in modo non invasivo o a volte mini-invasivo la presenza della patologia della cartilagine, stabilisce il grado delle alterazioni, consentendo la corretta pianificazione della terapia (conservativa o chirurgica) e, infine, verifica il risultato di questa a distanza di tempo. La radiologia convenzionale (RX) è la tecnica più elementare ed economica della diagnostica per immagini ed è utilizzata come indagine di primo livello nella diagnosi della patologia degenerativa articolare ma è scarsamente utile nella valutazione delle alterazioni. L’ecografia è una metodica altrettanto semplice ed economica che consente limitatamente alle porzioni esplorabili, in posizione di riposo o con particolari manovre lo studio della cartilagine di alcune articolazioni. Anche in questo caso le informazioni che se ne deducono sono parziali ed operatore e macchinario dipendenti.

Mapping cartilagineo

E’ stato però l’avvento della Risonanza Magnetica (RMN) a far tramontare tutte le tecniche, anche di largo impiego ma invasive (artrografia, artroTC): con il suo superiore contrasto nello studio delle parti molli e le capacità di studio multiplanare, infatti, è la risoluzione di molti problemi nell’imaging della cartilagine articolare.

Nello specifico, la RM può fornire, in modo non invasivo, informazioni sia morfologiche che biochimiche sullo stato della cartilagine. “Sin dall’inizio delle prime sperimentazioni – sottolinea il dott. Andrea Grossi, radiologo Gruppo Monti Salute Più – la RM ha permesso di evidenziare lo strato cartilagineo articolare con estrema precisione.

Successivamente, con il progredire delle tecniche di imaging sono state create via via nuove sequenze con capacità sempre migliori di evidenziare con maggior rilievo lo strato cartilagineo articolare.

A Bologna il Polo diagnostico Bodi (Bologna Diagnostica Internazionale) in seguito all’installazione della nuova Risonanza Magnetica Signa Artist™ da 1,5 Tesla, ultima e più importante realizzazione di GE Healthcare, grazie alla nuova tecnologia TDI (Total Digital Imaging) con i suoi 128 canali indipendenti, è in grado di perfezionare in modo ineguagliabile i risultati di questa tecnica, grazie a diagnosi sempre più definite e mirate.

Ad esempio, con questo macchinario, possiamo realizzare il “mapping cartilagineo” che evidenzia la distribuzione dell’acqua all’interno della cartilagine: più acqua c’è più è sana la cartilagine. Un esame molto prezioso che consiglio a tutti per valutare l’effettivo stato di salute di ginocchia, caviglie e anche”.

In particolare, con l’utilizzo della macchina presente all’interno del Bodi si utilizza la tecnica cosiddetta T2 mapping della cartilagine articolare. Tale tecnica prevede che non sia solamente, come avveniva in passato, un singolo impulso di segnale a studiare un determinato strato di cartilagine, ma vengono emessi una serie di impulsi in una determinata zona dell’articolazione. Impulsi che hanno caratteristiche diverse tra loro e permettono di valutare la composizione molecolare dello strato che si sta esaminando.

“La conseguenza immediata – prosegue il dott. Grossi – è che non si lascia più all’interpretazione “occhiometrica” del medico radiologo la valutazione della cartilagine ma si va ad utilizzare un’interfaccia software complessa che analizza tutti gli impulsi che sono stati inviati a quel determinato strato per vedere se la composizione molecolare è congrua. Il risultato è una mappa che viene rappresentata in ambito colorimetrico per facilitare la valutazione panoramica della cartilagine ma che può e deve essere utilizzata in ambito di analisi software per verificare eventuali segni di sofferenza. Le informazioni morfologiche fornite dalla RM includono sia le lesioni focali o diffuse della cartilagine sia informazioni quali lo spessore, il volume e la sua morfologia tridimensionale; le informazioni biochimiche invece sono rappresentate dalla possibilità di conoscere il contenuto di acqua, di proteoglicani, di collageno e di sodio; la conoscenza di queste ulteriori informazioni è di grande utilità nella comprensione dell’affezione e quindi nella scelta del trattamento”. Concludendo la RM rappresenta sicuramente la metodica più completa nell’imaging della cartilagine, tanto da consentire di evidenziare lesioni di piccole dimensioni della superficie cartilaginea che erano fino a poco tempo fa di esclusivo appannaggio dell’artroscopia. La RM inoltre è molto utile nella valutazione post-operatoria e nell’identificazione di ipotetiche complicanze.

Terapia

Premesso che la cartilagine è un tessuto che non guarisce quasi mai spontaneamente, la terapia di una lesione della cartilagine dipende da svariati fattori, tra cui: sede dell’infortunio, severità del danno e causa scatenante.

Nello specifico, nelle lesioni alla cartilagine di un’articolazione, l’approccio terapeutico può essere conservativo (riposo, antinfiammatori, infiltrazioni di acido ialuronico, fisioterapia) se l’infortunio è molto lieve, oppure chirurgico, se l’infortunio è moderato-grave.

Le tecniche chirurgiche più frequentemente utilizzate sono le tecniche di stimolazione del midollo osseo (con le fessurazioni, le abrasioni e le microfratture), l’autotrapianto osteocondrale e il trapianto di condrociti autologhi, con la tecnica classica o con l’utilizzo associato di biomatrici.